Sceneggiatura.
Soggetto originale e Sceneggiatura di Placido Sturiale
Copyright ©Placido Sturiale Febbraio 2020
Depositato presso lo studio legale G. Bronzetti – Messina
Tempo attuale. Una grande città
Quartiere popolare in periferia, dove tutto sembra far da cornice ai muri scrostati. Palazzi uguali, anonimi, salvo per ciò che resta dei colori dei prospetti.
Il centro è caratterizzato da uno slargo che i ragazzi chiamano “la piazzetta”: rigorosamente diviso in zone. Lo scorrere della vita è sillabato dalle urla delle mamme che incalzano dai balconi, fra canzoni a alto volume e panni stesi. In strada si ritrovano i camion e le moto ape dei venditori di varie merci: ortofrutta, pesce, biancheria e una sorte di furgone-merceria; insieme formano un quotidiano mercato rionale. le grida strozzate degli ambulanti si combinano con il vocìo dei bambini che, fra le donne e i mezzi, ricavano quel tanto che basta ai loro giochi.
Giovani sfaccendati vagano stanchi fra i corridoi stretti, sperando di incontrare una coetanea con cui intrattenersi, non mancando tuttavia di dedicare attenzione a qualche mamma piacente.
La piazzetta si svuota a fine mattinata, per essere riappropriata nel pomeriggio, da vari gruppi di ragazzi. Gli adolescenti di solito frequentano i resti monchi e privi di ogni ricordo di una piccola aiuola, un tempo destinata a parco giochi per i bambini. I ragazzini occupano il centro, descritto dalla vasca in cemento di una fontana mai realizzata. Quelli più grandi preferiscono occupare le poche panchine ai margini.
La sera diventa l’ora in cui l’intimità è collettiva. Complice Il buio dei lampioni spenti dalle sassaiole, che rende tutto immutabile, dove ognuno ritrova le proprie inquietudini.
I più giovani manifestano la loro esuberanza parlando a voce alta, affidano il desiderio di ribellione alla musica, trasmessa dal telefonino a casse acustiche wireless
I più grandi parlano piano, condividono le frustrazioni derivate dalle condizioni economiche e sociali. Si raccontano i sogni, scambiandoli per desideri.
Le ragazze invece non amano mostrarsi, preferiscono parlare fra di loro, sottovoce: è un rimedio per rendersi invisibili, per difendersi dal branco e dai giudizi.
Da qualche giorno però quattro amiche fanno gruppo a sé: passeggiano continuamente lungo un lato della piazza. Il loro confabulare è ispirato. Si soffermano sempre più davanti due saracinesche chiuse dove in alto campeggia l’insegna scritta su un cartone: “Rigattiere”. Sulla saracinesca è posto un biglietto siglato a lutto. Quella saracinesca diverrà il luogo di incontro e conversazione.
Anche i ragazzi se ne sono accorti e fanno tentano di carpire qualche informazione, per poi accontentarsi di supposizioni
Anna, Rita, Eleonora e Ketty hanno un progetto.
Ketty, educata ai sani princìpi, usa selezionare le sue ambizioni. E’ la visionaria del gruppo.
Eleonora è più pragmatica e al contempo ambiziosa. Insieme hanno deciso di immaginare il loro futuro.
Esterno giorno
Prime luci dell’alba. Il sole fatica a penetrare fra i caseggiati, si limita a lambire i piani alti dei palazzi lontani. Anna è affacciata al balcone, non è ancora del tutto vestita per uscire. Osserva a lungo il piazzale e le vie del quartiere. Stenta a riconoscerlo: manca la luce, i pianti, le urla, i colori sottintesi. Dietro lei la cucina: assopita e muta di odori. L’unica compagnia è il tormento che, affrontare la giornata non sarà facile. Il limite della strada sottostante annuncia il confine di un futuro a divenire.
Esterno giorno
Eleonora si fa trovare all’uscita dell’abitazione dove Ketty lavora come baby sitter.
Eleonora
Ciao… Sei andata dal vecchio?
Ketty risponde di si mediante un impercettibile gesto del capo. Entra in un negozio, Eleonora l’attende.
Eleonora
Dai, non tenermi in ansia
Ketty
Non scassare. Devo pensare.
Eleonora
E che Madonna, spiega. Cosa vi siete detti.
Ketty
Cazzo, mi ascolti? Ne parliamo stasera… o domani. Devo pensare.
Le due ragazze si salutano con un breve cenno, allontanandosi in diverse direzioni.
Eleonora si ferma a leggere un messaggio sul cellulare
Carlo, un suo coetaneo, l’ affianca.
Carlo
Ciao. Cosa c’è che non va? Da un po’ di tempo sei strana, non mi parli più come prima.
Eleonora si stringe nelle spalle, per poi accarezzarlo
Carlo
Mi manca la tua sorellanza. Con quegli stronzi non ci parlo, lo sai. C’è solo gente che offende… con gli occhi, con le parole.
Eleonora
Tranquillo, sono qui. E’ che ho troppi cazzi in testa.
Cambiando repentinamente umore, con una risata impertinente.
Troppi cazzi. Ce n’è per tutti, ti interessa?
Carlo la cinge ai fianchi ridendo.
Piazzetta esterno giorno
Anna e Rita si incontrano davanti la saracinesca chiusa
Rita
Non so cosa stanno progettando, deve essere una cosa seria, sono così diverse ultimamente
Anna
Ho deciso di licenziarmi, non ce la faccio più a sentire il suo alito addosso.
Rita
Chi? Tuo zio? Parli di tuo zio?
Anna
Si, lui. Non perde occasione per fare il simpatico: un complimento, una carezza e i suoi occhi fra le tette, continuamente. Non si limita più, neanche in presenza di clienti. In questi anni ho messo soldi da parte, sono tanti ma non abbastanza per farci qualcosa di mio.
Rita
Io non ho nulla, non ho mai lavorato. Ho solo quello che indosso.
Anna
Si, i tuoi gioielli da principessa.
Rita
Mi piacciono i braccialetti… le collane, ma qui, nel quartiere, è tutto sprecato.
Un gruppo di ragazzi si avvicina, rivolgendosi con fare canzonatorio
Primo ragazzo
Principessina di stà minchia e la sua damigella
Secondo ragazzo
Non ti puoi rivolgere così, tu sei un bisognoso.
Risata dei ragazzi.
Secondo ragazzo
Che è, adesso siamo diversi? Ehh, non è bastato essere cresciuti insieme, in questa merda. Che è, non siamo più alle vostre altezze?
Anna
In questo letamaio, appunto. Ma c’è che mi sono rotta i coglioni di chi pensa come te. C’è chi almeno spera di migliorarla questa vita. E c’è chi gode a calpestare merda.
Il primo ragazzo fa qualche passo indietro, mostrando mortificazione.
Secondo ragazzo
Migliorarsi! Ma che cazzo vuoi migliorare, non si migliora il destino di un borgataro.
Carlo
Dal fondo della piazza ha ascoltato tutto. Si avvicina alle ragazze e dopo un cenno di complicità, si allontanano
Terzo ragazzo
A voce alta, con alterigia
Andate. Confidatevi con lei, lei vi può capire.
Stradina del borgo. Esterno giorno
Eleonora è in compagnia della madre, ambedue hanno borse della spesa
Madre
Stanno togliendo le ultime cose, è in condizioni pessime. Non è buono per farci nulla.
Eleonora
Si può sistemare. Tutto si può aggiustare.
Madre
Si, ma la spesa vale più della mercanzia. Conviene davvero? E i soldi, chi ce li da? Chi ci può aiutare, Eh?
Eleonora
Volgendo lo sguardo in alto, verso un balcone
Di sicuro non lo “zio” Pippo. Scordatelo! Io nelle mani di certi pezzi di merda non mi ci metto.
Madre
(Cercando di sviare il discorso) Ma quel ragazzo con la macchina… che ti saluta sempre
Eleonora
Mamma!
Piazzetta Esterno giorno
Le saracinesche dell’ex rigattiere sono alzate, un uomo carica su un furgoncino pezzi di metallo e di scaffalature.
Davanti la bottega alcuni ragazzi.
Primo ragazzo
Vedi che disastro
Secondo ragazzo
Un bordello. Manco il cesso c’è rimasto
Terzo Ragazzo
Dovrebbero murarlo, è una fogna per topi.
Primo ragazzo
Manco buono per venirci a fottere.
Dietro di loro passano Rita e Ketty, quest’ultima, senza farsene scorgere scatta alcune foto col cellulare.
Rita
Quale ti interessa? Andrea, quello alto, vero?
Ketty
Fatti curare.
Le due ragazze si siedono su una panchina, Ketty estrae il sacchetto del tabacco e le cartine e inizia a prepararsi una sigaretta. Rita continua a guardare verso la bottega.
Ketty
Ci vediamo domani sera al bar, dillo alle altre.
Rita
Finalmente. Magari ci capiremo qualcosa anche noi
Bar del quartiere Esterno notte
Ketty è fuori dal bar, in piedi. Arrivano Rita e Eleonora.
Ketty
Dobbiamo andare a casa di Anna. Speriamo bene. Ha deciso di dire a sua madre che lascia il lavoro.
Eleonora
Minchia. Poteva aspettare, farlo adesso è una stronzata. Non abbiamo ancora nulla di sicuro in mano.
Rita
Ma che cazzo dite? Io non ci capisco più nulla. Parlate di cose che non capisco.
Eleonora
Hai ragione, però se tu sei qua è perché noi siamo un gruppo, perché ci vogliamo bene e nessuna farà niente senza averne parlato con le altre e, stasera è il momento di farlo.
Si avviano verso casa di Anna. Rita e Ketty parlano fra di loro.
Casa di Anna Interno notte
Le tre amiche entrano nel salone illuminato a giorno. Sedute al tavolo ci sono anche le mamme di Eleonora e Rita.
Le ragazze si siedono ma nessuna parla.
Dopo lunghissimi secondi di silenzio Eleonora rompe ogni disagio.
Eleonora
Cosa vi siete dette?
Anna si stringe nelle spalle
Mamma di Anna
Vuole lasciare il lavoro. Non è un buon momento per noi.
Ketty
(In crescendo)
Neanche per lei. Noi non riusciamo a capire ma, deve essere pesante lavorare in quelle condizioni. Tutto il giorno con un porco di merda che ti sbava e ti tocca il culo. Tuo zio poi.
Mamma di Anna
E poi cosa fa, chi può darle un altro lavoro?
Eleonora
Ma chi se ne fotte degli altri. Il lavoro ce lo prendiamo, non vogliamo nulla da nessuno
Mamma di Ketty
Ma che dici, che vai sragionando?
Mamma di Eleonora
Hanno un progetto. A me non sembra cattivo. Hanno deciso di comprare il locale del vecchio morto il mese scorso: il rigattiere. Vogliono farci una trattoria. Costruiranno nuove palazzine popolari e, secondo me, la trattoria è una buona idea. Eleonora e Ketty hanno già parlato con il fratello, venderebbe il locale per quarantamila euro.
Rita
E i soldi per la ristrutturazione, la cucina, gli arredi?
Ketty
Altri Cinquantamila
Mamma di Anna
Centomila euro? Chi ce li può dare? E’ una pazzia.
Le quattro ragazze fanno capannello parlando sottovoce
Anna
Io ho da parte più di ventimila euro.
Mamma di Eleonora,
stringendo la mano della figlia, dopo un scambio di sguardi di assenso.
Abbiamo deciso di vendere l’appartamento che ci ha lasciato mia sorella, con qualche risparmio possiamo arrivare a poco più di trentamila euro.
Rita
I miei non possono aiutarmi ma, vendendo tutti i miei gioielli arrivo sicuramente almeno a diecimila euro.
Ketty fa per andarsene, Eleonora percepisce il gesto e si precipita a fermarla.
Eleonora
Parlando a voce bassa stringendole le mani
Sappiamo tutte la situazione della tua famiglia, tua madre da sola fa già fatica con le tue sorelle. Tu darai la tua parte lavorando. Senza di te non se ne fa nulla.
Mamma di Anna
Domani andremo tutte in banca.
Tutte insieme si affacciano al balcone per guardare la loro trattoria. (la vedono già illuminata e arredata ma senza insegna)
Bar del quartiere Esterno giorno
Anna e Eleonora sono sedute al tavolino, arrivano anche Ketty e Rita.
Ketty
(rivolta a Eleonora) E allora, cos’è? Hai già voglia di festeggiare?
Eleonora
Festeggio col cazzo. Non c’è una lira
Risata delle quattro. No, è che volevo chiedervi se posso dirlo a Carlo, gli voglio bene e non vorrei che si sentisse tradito.
Rita
Tranquilla, vai
Anna
Eccolo là, lo avevi chiamato?
Eleonora
Si
Dopo avergli parlato.
Carlo
Lo sapevo che stavate combinando qualcosa, siete pazze… è bellissimo. E… come la chiamerete?
Anna e Ketty insieme
Non ci abbiamo pensato
Risata
Rita
Vero, non abbiamo deciso il nome. Non può essere nostra se non ha un nome.(rivolta a Carlo) Tu cosa proponi?
Carlo
Si alza in piedi per declamare la sua idea. Siamo tutte donne, no? Simulando di alzare un calice: “ LA TRATTORIA DELLE DONNE”
Le ragazze si scambiano sguardi di approvazione.
Esterno Giorno
Due operai lavorano all’esterno. Le mamme di Ketty, Rita e Eleonora entrano nella trattoria, portano borse con verdure e frutta ma anche strumenti per le pulizie. A pochi metri dall’ingresso quattro ragazzi, di cui uno in vespa, parlano e ridono in maniera volutamente esagerata.
Esterno notte
I ragazzi sono divisi in gruppetti, parlano fra di loro e guardano verso la trattoria. Fra i clienti regna un clima di partecipazione e allegria.
Eleonora
Da dietro il vetro
Guardano, non sanno andare oltre. Nessuno di loro ci rivolge più la parola.
Rita
Si pone al fianco dell’amica.
La notte quando chiudiamo mi sento a disagio a tornare a casa. Adesso frequentano anche la strada dove abito.
Ketty
Un passo dietro le amiche.
Non c’è nulla di che preoccuparsi, sono solo dei depressi. Non sono mai stati violenti.
Esterno giorno
Mario (ragazzo con la vespa)
Eleonora è troppo bella. Però è diventata una cessa, come le altre.
Secondo ragazzo
Non frequentano più nessuno, fanno le manàgger
Terzo ragazzo
Frequentano quel frocio, solo perché procura i clienti: tutta gente strana, come lui.
Mario
La trattoria delle zoccole, così dovevano chiamarla.
Ridono
Esterno notte
Gli ultimi clienti lasciano l’osteria. Rita e Anna escono portando dei grossi sacchi di spazzatura. Camminano piano, guardandosi attorno.
Ketty esce dal locale e si prepara alla chiusura della saracinesca.
Eleonora
Dall’interno
Aspetta, sto finendo
Ketty
Andiamo, è la terza volta che pulisci i tavoli. Dai vieni fuori.
Le ragazze sono andate via. Alcuni ragazzi si ritrovano dietro la saracinesca della trattoria, aspettano. Arriva Mario: parcheggia la vespa distante e raggiunge gli altri. Si dispongono in riga e iniziano a urinare sulla saracinesca chiusa.
Vicolo esterno giorno
Martina esce da un portone, due donne l’avvicinano.
Prima donna
La tua laurea è una gioia per tutti, Auguri. Anche mia figlia ha deciso: giornalismo. Si salutano con un affettuoso abbraccio.
Piazzetta esterno giorno
Mario, chiede una sigaretta con un gesto, un secondo ragazzo gli porge l’accendino.
Mario
Si rivolge a Martina, parlando a voce alta per farsi sentire
Buongiorno, ingegnere! Quando le resta tempo dovremmo sistemare i bagni di casa, che fa viene lei o ci manda un operaio?
Primo ragazzo
Non ci entra nel tuo cesso, è troppo piccolo.
Secondo ragazzo
Lasciatela stare, ora è importante. Se ne va a Milano o forse a New York.
Primo ragazzo
Si, a fare i pompini.
Dal lato opposto della piazzetta Carlo è fermo a parlare con due ragazze. Dal fondo appare Eleonora, raggiante nel suo nuovo vestito a fiori. Leggera nell’incedere. La sua allegria sembra competere con i fiori dei pochi arbusti, storti e poco frondosi, di oleandro.
Mario butta la sigaretta appena accesa e, con malcelata rabbia si rivolge a Eleonora: “bella padrona, salutiamo”.
Carlo abbandona le amiche per correre incontro Eleonora. Le prende le mani e la costringe a un vorticoso giro. Eleonora sorride, torna a guardare Mario, senza rancore.
Eleonora e Carlo raggiungono Anna e Rita
Eleonora
Andiamo, fra poco arrivano i fornitori.
Trattoria Interno notte
Ketty
Oggi sono stata al panificio
Anna
Da zio?
Ketty
Si. Era sulla porta. Quando ha capito che sarei entrata è scappato in laboratorio, urlando: “qualcuno vada al banco, c’è gente”
Trattoria Esterno notte
Pian piano la trattoria si riempie di clienti, molte coppie e un tavolo di sole donne. L’allegria è l’elemento dominante. L’ingresso in sala di Eleonora è salutato con entusiasmo, Carlo sale su una sedia e, prendendola per mano la conduce in una piroetta.
All’esterno il solito gruppetto, in ombra.
Esterno giorno
Anna e Eleonora passeggiano insieme alle mamme di Ketty e Eleonora.
L’autobus si ferma e, fra gli altri, scende Mario. A pochi passi la sorella, che lo raggiunge.
Sorella
Ohhh in autobus, e la tua nobilissima vespa?
Mario
Non rompere il cazzo, non è giornata. Viaggio come voglio e la vespa tu manco la devi nominare!
E’ l’unico gioiello di famiglia, lei.
Sorella
Sei stato in centro? C’erano ancora in vetrina quei jeans? Perché non li hai presi? Aspetti gli sconti?
Mario
Aspetto che chiudi quella cazzo di bocca! (parlando a sé stesso) Li prendo, stai sicura che li prendo.
Rita e Ketty attraversano la piazza
Rita
mostra il braccialetto che indossa
Questo non c’è stato bisogno di venderlo. Adesso è salvo, siamo a zero.
Ketty
Contenta? So che ci tenevi.
Mario ascolta il tutto con evidente imbarazzo.
Trattoria interno notte
Le ragazze e Carlo si godono il meritato riposo. Bevono: chi una birra chi un bicchiere di vino.
Eleonora, rivolta a Carlo
Dove hai detto che ha visto quei jeans?
Carlo
Al negozio del romano, quello grande, in fondo la strada
Eleonora
Domani gli faccio un regalo, magari poi sorride.
Le parole di Eleonora sono seguite da cenni di approvazione.
Fuori il branco guarda, inconsapevole.
Finite le pulizie il gruppo si approssima a uscire, quando si palesano alla porta tre ragazzi, seguiti da Mario. Carlo è il primo che tenta una resistenza ma viene malamente scaraventato addosso al muro. Rita si rifugia in un angolo per mettere al riparo il braccialetto.
I ragazzi penetrano il gruppo e iniziano a buttare le sedie per aria.
Eleonora affronta Mario spingendolo col proprio corpo, obbligandolo a un passo indietro. Mario, indispettito, si muove con forza, attirandola in una sorta di ballo: grottesco, violento, volgare. La trascina con le spalle al muro. Le sta addosso.
Per un istante è impacciato. Il vestito nuovo, il profumo, i suoi capelli: lo turbano. Ecco che rifugia la testa sul petto della ragazza e inizia a cercarla con la mano.
Lei è impietrita, incredula, delusa
Lui spinge la mano sotto il vestito muovendosi in maniera scomposta, nervosa, quasi incosciente.
Stringe le sue intimità sino a farle male. Male.